Per chi vive costantemente in mobilità e non ha altri riferimenti costanti se non quelli legati alla famiglia ed al rapporto umano, ogni occasione d’incontro è motivo di distensione e di festa. La festa sta proprio nello stare insieme del godere l’uno dell’altro, del rinsaldare, qualora fosse necessario, quei legami di parentela e di amicizia che fanno l’ossatura portante della società circense e lunaparchista.
Chi vive “fermo” ha tanti punti di riferimento per costruire la propria storia: la casa, il vicinato, la piazza, la comunità parrocchiale, l’ambiente di lavoro, gli amici del bar sottocasa o della palestra, del club sportivo. Le relazioni sono molto vaste, ma spesso momentanee e superficiali, fatte salve alcune relazioni fondamentali di riferimento.
Chi vive in mobilità non ha riferimenti esterni, e come struttura portante la sua storia, ha la propria famiglia… ecco che le occasioni d’incontro diventano importanti, decisive; dunque si va a far visita ai colleghi vicini (ed il concetto di vicinanza è piuttosto legato alla voglia di incontrarsi che ai chilometri da percorrere), ci si trova per una partita di pallone, per un compleanno, ecc. Ci si trova per le celebrazioni, battesimi, matrimoni, funerali: si piange e si ride insieme.
Difficilmente si va al ristorante, l’ambiente di vita è anche il luogo dell’incontro e della festa, non si mette in comune solo la reciproca presenza, ma ciascuno prepara qualcosa e il tutto viene condiviso, con grande semplicità, perché non sono le cose a fare la festa, non sono le specialità culinarie, bensì le persone. Le chiacchiere, i commenti, i ricordi, i sogni, tessono la festa e la riempiono di contenuti, con una buona dose di autoironia. E se la festa ha tempi stretti, perché c’è chi deve tornare alla propria attività e percorrere una lunga strada, non importa, la festa non ha bisogno di tempi lunghi, ma di intensità e profondità.
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